A forza di goderne, si finisce con l’abituarsi ai vantaggi che si hanno, al punto che nemmeno si riesce più ad apprezzarli e li si dà per “scontati”.
È così che una cosa speciale diventa normale, nella percezione di chi l’ha ottenuta da tempo.
Varese deve molta della propria notorietà non soltanto in Italia, ma in tutta l’Europa, allo sport, soprattutto a quello di squadra.
In questo momento la Pallacanestro Varese è tra i primi otto club nel territorio nazionale, una delle poche società sportive che è riuscita a battere per due anni consecutivi la formidabile squadra di Siena, leader incontrastata in Italia negli ultimi anni.
Sono ottimi anche i risultati ottenuti dal Varese 1910, che ha sfiorato la serie A del campionato di calcio italiano.
Ci sono molte città più grandi di Varese che neppure possono sognare di essere competitive a questo livello.
Qualcuno si chiederà se, con tutti i problemi che abbiamo, questo sia un argomento di cui occuparsi. Per rispondere bisogna forse andare più in là del risultato sportivo.
Avere la “prima squadra” che disputa una campionato importante significa moltissimo, per un territorio, per una città, che può godere della grande visibilità ottenuta attraverso una vetrina importante: quella che solo lo sport può dare.
Gli effetti più importanti, però, sono quelli che riguardano i giovani. Un squadra per cui “tifare” tiene viva la passione per la propria disciplina agonistica, quella che poi si pratica nelle società sportive e negli oratori.
È proprio grazie alla passione, che le squadre giovanili possono durare nel tempo.
Già, perché il calo demografico ha ridotto la base dei numero di bambini, e proprioper questa ragione le squadre partono spesso poco numerose.
A questo si aggiunge il fatto che ormai le “tentazioni” di smettere, al sopraggiungere dell’adolescenza, sono molte: i videogiochi, la televisione con i mille canali a disposizione e, soprattutto, una diminuzione dello spirito di sacrificio e della capacità di accettare e combattere i propri limiti.
Se non si ha la “prima squadra” cui guardare e magari aspirare, è più facile che si smetta all’arrivo della prima fidanzatina o del fidanzatino, e quando una squadra perde
troppi giocatori, poi si scioglie. Di alternative formative per i giovani, oltretutto, non ce ne sono molte altre.
Gli effetti positivi su visibilità e giovani, per la verità, sono comuni a tutte le città.
Premesso questo Varese, con la sua squadra di pallacanestro, è protagonista di un caso che sta interessando tutta l’Italia: lo sport come veicolo per “fare rete” tra le imprese.
Già da qualche anno la crisi ha colpito anche gli sport di squadra e sono molte le società sportive di serie A che non riescono ad andare avanti, perché fondate su un modello ormai non più praticabile: quello dell’industriale “mecenate” che sosteneva con le proprie risorse economiche la squadra.
Molte società anche gloriose (Fortitudo Bologna e Benetton Treviso, per esempio) sono fallite.
La Pallacanestro Varese si è mossa per tempo con un progetto innovativo che sta avendo un grande successo.
Nell’estate di due anni fa è sorto il Consorzio Varese nel Cuore, formato da aziende del territorio che hanno acquistato una piccola quota della società.
Al momento le aziende consorziate sono quasi 70: un successo enorme, se si pensa al periodo economico e alla poca propensione italiana di mettersi insieme.
Le aziende che fanno parte del consorzio hanno iniziato un discorso che riguarda la “rete di aziende”, con l’opportunità di poter collegarsi tra di loro in diversi modi.
Tra l’altro, il tema della “rete di aziende” è molto attuale: visto che la dimensione delle imprese italiane è troppo piccola e che, per diversi motivi, le aziende italiane non riescono ad acquisire dimensioni importanti per poter competere con quelle estere, la soluzione di mettersi insieme trova sempre più favore.
In questo caso, è stato lo sport a unire.
Molte squadre di diversi campionati guardano con speranza al consorzio Varese nel Cuore, che è diventato un caso di studio.
Il 12 dicembre prossimo avrò il piacere di presentare questo modello innovativo di sponsorizzazione all’interno di “Sport marketing, sponsorship & event management”, il corso che forma i manager sportivi proposto dalla “Sport Business Academy”, società fondata da “SDA Bocconi” e “RCS Sport” come centro
di cultura manageriale sportiva: un palcoscenico di prestigio per un progetto coraggioso, che vede una squadra come espressione diretta del territorio.